La dermatite atopica è una patologia infiammatoria della pelle molto diffusa tra i bambini. Tanto si è scritto circa le indicazioni dietetiche per la patologia, tuttavia le risposte della scienza non sono ancora definitive. Quando non è presente una vera e propria allergia alimentare, tuttavia, la riduzione di alcuni alimenti a favore di altri potrebbe in qualche modo aiutare.

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La dermatite atopica è una malattia infiammatoria cronica della pelle, molto diffusa tra i bambini, che dà luogo ad arrossamento intenso in alcune parti del corpo accompagnato da forte prurito. A oggi la causa esatta non è nota così come la sua eziopatogenesi, cioè le modalità con cui si sviluppa. Si ritiene però che alla sua base vadano ricercati certe anomalie della pelle, l’esposizione ad agenti infettivi e a stimoli ambientali e un anomalo funzionamento del sistema immunitario. Nei piccoli pazienti affetti è nota la presenza concomitante di altre condizioni sistemiche, e dunque al di fuori della pelle, che vengono complessivamente definite “marcia atopica”. Tale condizione porta spesso i bambini con dermatite atopica a sviluppare anche rinite allergica e asma.

 

Escludere la presenza di allergie alimentari

Sono proprio le complesse dinamiche extracutanee alla base della dermatite atopica ad aver spinto molti dermatologi, specie in passato, a suppore che anche alcune abitudini alimentari possano concorrere a questa condizione. In realtà il tema è controverso e le risposte non sono definitive. Del resto sono molte le manifestazioni cutanee che possono avere una causa alimentare, ma in questo caso si parla di dermatiti allergiche. Di fronte a lesioni della pelle nel bambino il primo passo è quindi quello di escludere un’allergia alimentare IgE-mediata attraverso una visita allergologica con l’esecuzione dei relativi test. In caso di positività a un’allergia alimentare una terapia dietetica personalizzata, esclusivamente su prescrizione medica, è quindi necessaria.

 

Il ruolo dell’alimentazione materna

In assenza di un’allergia conclamata, invece, una letteratura scientifica ancora insufficiente e in alcuni casi persino contraddittoria impedisce di formulare linee guida chiare su come indirizzare la dieta in caso di dermatite topica. Alcuni studi hanno mostrato un’assenza di correlazione tanto nell’alimentazione del bambino e del lattante quanto nella prevenzione della patologia nei nascituri attraverso cambiamenti dietetici nelle madri in gravidanza. E questo nonostante sia stato invece dimostrato che i più comuni allergeni, come quelli contenuti nel latte, nelle uova o nella frutta secca, attraversino la barriera placentare e vengano secreti dal latte materno influenzando potenzialmente il sistema immunitario del bambino, un cui malfunzionamento è riscontrabile tanto nelle allergie quanto nella dermatite atopica.

 

Gli alimenti potenzialmente da ridurre

Alla luce di queste incertezze oggi si ritiene che l’eliminazione arbitraria di alcuni alimenti dalla dieta perché ritenuti responsabili della dermatite atopica non abbia alcun senso e vada evitata perché non porta vantaggi ma anzi potrebbe causare nel bambino carenze alimentari. Altri studi però sembrano suggerire come alcuni alimenti possano quantomeno avere un qualche impatto sulla sintomatologia e sul decorso della dermatite atopica. Ad esempio se il prurito è molto intenso potrebbe essere utile provare a ridurre alcuni vegetali quali fragole, agrumi, banane, ananas, lamponi, avocado, melone ma anche pomodori, spinaci, frutta secca e alcuni legumi come fave, piselli, ceci, lenticchie e fagioli. Anche i formaggi fermentati, l’albume, il cioccolato, gli insaccati e gli alimenti in scatola, accanto ai crostacei e al pesce conservato, possono essere ridotti. Stiamo citando di fatto alimenti con potenziale allergenico: anche in assenza di un’allergia alcuni di questi potrebbero, come sottolineato sopra, favorire una disregolazione immunitaria e quindi sostenere la sintomatologia della dermatite allergica. Tali valutazioni vanno però fatte sempre – lo ricordiamo – insieme al medico.

 

I benefici di Omega 3 e probiotici

Sembrano invece avere un effetto benefico sull’equilibrio cutaneo gli acidi grassi essenziali e in particolare gli Omega 3 – di cui sono ricchi pesce azzurro, noci e semi di lino – che possono riudrre la severità clinica della dermatite atopica. Anche in questo caso nulla di certo: si tratta però di un’indicazione utile per effettuare tentativi di modifica dietetica così da verificare un eventuale miglioramento. Al contrario ricerche recenti hanno poi dimostrato che lo sviluppo della dermatite atopica è associato ad alterazioni del microbiota cutaneo e di quello intestinale. Quest’ultimo gioca infatti un ruolo chiave nelle malattie infiammatorie: nonostante occorrano ulteriori approfondimenti, si ipotizza che la flora batterica intestinale sia determinante. Per questo il mantenimento di una dieta sana è utile a evitare disiosi e una buona assunzione di probiotici attraverso alimenti come yogurt e kefir è un’ottima soluzione.

Fonti:

  • Dermatite atopica e alimentazione, Centro Studi Gised, https://www.centrostudigised.it/dermatite_atopica_e_alimentazione.html
  • Dermatite Atopica, Istituto Dermatologico Europeo, https://www.ide.it/patologie/dermatite-atopica/
  • Dermatite atopica, quale alimentazione?, Isplad, https://www.isplad.org/dermatite-atopica-quale-alimentazione/
  • Dermatite, alimentazione e dieta, Apiafco, https://www.apiafco.org/alimentazione-dermatite/
  • Kanda N et al, “Nutrition and Atopic Dermatitis”. J Nippon Med Sch. 2021 Jun 30;88(3):171-177. doi: 10.1272/jnms.JNMS.2021_88-317. Epub 2021 Mar 9. PMID: 33692290. jstage.jst.go.jp/article/jnms/88/3/88_JNMS.2021_88-317/_pdf/-char/en
  • Ruenger TM, “Dermatite atopica (eczema)”, Manuale Msd, https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/disturbi-dermatologici/dermatite/dermatite-atopica-eczema
  • Trikamjee T et al, “Nutritional Factors in the Prevention of Atopic Dermatitis in Children”. Front Pediatr. 2021 Jan 12;8:577413. doi: 10.3389/fped.2020.577413. PMID: 33585361; PMCID: PMC7874114. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7874114/

ATTENZIONE: le informazioni e i consigli che ti proponiamo sono generali, e come tali vanno considerati, non possono essere utilizzati a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.